Work life balance e work life integration

Cosa significa equilibrio e integrazione tra lavoro e vita?

L'espressione inglese work-life balance viene tradotta in italiano con equilibrio tra lavoro e vita. Si riferisce alla capacità di gestire (bilanciare o conciliare) le esigenze relative alla sfera professionale con quelle della sfera privata, ovvero con tutti gli aspetti della vita. Il raggiungimento di un equilibrio soddisfacente tra lavoro e vita privata è normalmente inteso come limitare un ambito (di solito il lavoro), per avere più tempo per l'altro.

Oggi si preferisce parlare di integrazione vita e lavoro, o work-life integration. L'integrazione vita-lavoro è un approccio che crea sinergie tra tutte le aree che definiscono la “vita”: lavoro, casa/famiglia, comunità, benessere personale e salute. Di fatto, la tendenza a separare vita e lavoro, a essere vita da una parte e lavoro dall'altra, sebbene sia apparentemente più facile, genera a lungo andare malessere e conflitti di ruolo. Allora anziché tenerle separate, meglio accettare e riconoscere il fatto che la vita sia una e che, come tale, sia composta da diversi aspetti, ruoli e attività. Il work-life integration, quindi, è il modello che meglio rappresenta e soddisfa le esigenze in continuo cambiamento delle persone che vivono il mercato del lavoro e la società odierna.

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Negli ultimi tempi, soprattutto post pandemia, l'approccio dell'integrazione tra vita professionale e vita privata, ha guadagnato popolarità. È indubbio che gli anni di pandemia abbiano portato molte persone a valorizzare aspetti della propria vita esterni al lavoro, aprendo così la strada all'idea di poter conciliare i diversi ruoli, e cogliendo, in tal senso, le opportunità di arricchimento reciproche offerte da ciascuno di essi. La ricerca di un migliore equilibrio o di un'integrazione tra vita privata e vita professionale contribuisce infatti al benessere delle persone, alla loro motivazione lavorativa e al desiderio di stare meglio.

In una recente indagine condotta da Boston Consulting Group (BCG), che ha coinvolto 90mila persone in 160 Paesi per capire quali sono i fattori più importanti nella ricerca del lavoro, emerge che per il 69% del campione globale e per il 70% di quello europeo l'equilibrio vita-lavoro è al primo posto nella classifica.

Secondo altre analisi contenute in Harward Business Review, il bilanciamento della vita professionale e personale è tra le principali priorità della Generazione Z. Per i giovani italiani nati tra il 1998 e il 2005, le dimensioni più significative a livello professionale sono la sicurezza del posto di lavoro e le opportunità di carriera. Nonostante una buona dose di realismo, al limite della disillusione, grande attenzione è data al work-life balance.

Anche le analisi di McKinsey confermano l'importanza riconosciuta dalla Generazione Z al work-life balance. I giovani apprezzano il lavoro flessibile in quanto permette loro di organizzare in modo efficace il proprio tempo, dando loro la possibilità di gestire autonomamente i momenti dedicati al lavoro e quelli dedicati allo studio, allo svago o al benessere personale. Secondo le loro ricerche quasi il 40% dei nativi digitali considera l'equilibrio tra lavoro e vita privata una priorità assoluta nella scelta dell'azienda in cui candidarsi. Almalaurea, infine, rileva che i tempi di conciliazione tra vita professionale e personale condizionano in particolare le scelte delle laureate.

Assicurare un equilibrio tra gli aspetti privati e professionali della vita dei lavoratori è un obiettivo politico dell'Unione Europea da diversi anni. Le differenti specificità dei mercati del lavoro, del quadro normativo e della disponibilità di servizi alle persone che rendono più o meno facile, ad esempio, trovare un lavoro part time, richiedere un congedo per la cura di un familiare, distribuire tra i partner le responsabilità familiari, determinano modelli differenti di conciliazione tra tempi di lavoro e tempi della vita quotidiana.

Politiche di work-life balance sono essenziali per garantire uno stile di vita sostenibile e, in questo scenario, l'Italia purtroppo si posiziona agli ultimi posti della classifica europea. Secondo l'“European work-life balance 2023” realizzato dall'azienda Remote, che ogni anno classifica la qualità dell'equilibrio vita-lavoro in ogni nazione europea, l'Italia occupa il 27esimo posto su 30 dell'indice, con un risultato di 55,71 punti su un massimo di 100. Nella top 5 rientrano invece Lussemburgo, Spagna, Francia, Norvegia e Danimarca.

Tuttavia, è certamente un dato sotto gli occhi di tutti come sia le amministrazioni pubbliche sia le imprese private stiano tentando di ricercare risposte sempre più convincenti per favorire il benessere della comunità locale e ridurre il conflitto sociale tra il mondo del lavoro e quello della vita tutta. Le organizzazioni stanno promuovendo con maggiore consapevolezza la cultura della cura delle persone anche nella vita extra-lavorativa sviluppando pratiche che supportano l'integrazione vita-lavoro. L'integrazione vita-lavoro e il welfare aziendale risultano due delle principali aree di intervento della contrattazione e delle policy di people management e sono sempre più trattate in maniera coordinata.

Servizi di cura all'infanzia, uso funzionale delle nuove tecnologie, politiche per il tempo di cura (come i congedi e i permessi), politiche di flessibilità dell'orario di lavoro (part-time, job sharing, etc.) e lo stesso modello di genere dell'uso del tempo variano e sono utilizzati in modo molto diverso evidenziando come i bisogni conciliativi siano difficilmente quantificabili e codificabili nei singoli contesti di vita e di appartenenza. Gli ambienti di lavoro devono essere sempre più flessibili, non solo in termini di tempo e spazio ma anche nella gestione del personale che desidera bilanciare nel migliore dei modi la vita professionale e privata.

I diversi modi di organizzare il tempo riflettono diversi modi di essere, abitudini, stili di vita e hanno un'importante influenza sulla percezione della qualità della vita. Rispetto alla conciliazione dei tempi di vita, uno degli effetti positivi connessi alla pandemia è stato l'incremento e lo sviluppo dello smart working. Molte organizzazioni hanno risposto offrendo modalità di lavoro flessibili, orari di lavoro alternativi e opzioni di lavoro a distanza.

In generale, anche nel nostro paese è dunque cresciuta l'importanza assegnata al miglioramento dell'ambiente lavorativo come mezzo per aumentare il benessere dei singoli. Diverse sono le soluzioni volte a migliorare la qualità della vita delle persone al lavoro oscillando da alcune di tipo individuale ad altre di tipo organizzativo. Di recente, l'Italia ha introdotto il decreto legislativo n. 105/2022, cosiddetto decreto conciliazione vita lavoro, mediante il quale sono state introdotte importanti novità. Tra queste il decreto cita il congedo di paternità obbligatorio e le priorità di accesso allo smart working, qualora l'azienda lo preveda, per lavoratrici e lavoratori con figli fino ai 12 anni o senza alcun limite d'età nell'eventualità di figli con grave disabilità. Il decreto ha lo scopo di accrescere il bilanciamento vita – lavoro e di agevolare la suddivisione equilibrata della responsabilità di cura. Inoltre, appare sempre più evidente quanto sia cruciale il modo in cui il rapporto tra lavoro e vita viene negoziato da coloro che hanno accordi di lavoro flessibili, contratti a zero ore, che lavorano per agenzie di lavoro temporaneo e per i lavoratori autonomi, compresi quelli della gig economy.

SITOGRAFIA